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domenica 19 settembre 2010

Barney's version


Con mio grande piacere e stupore (eh sì, ultimamente le uscite cinematografiche hanno lasciato molto a desiderare), ho saputo che all'ultimo Festival del Cinema di Venezia è stata presentata la trasposizione cinematografica del romanzo "capolavoro" dello scrittore canadese Mordecai Richler.
Un cast di tutto rispetto per una storia che mi ha segnato per un'intera stagione, dato che alla prima lettura ne sono seguite altre tre (si vede che mi è piaciuto?)

Solitamente i riadattamenti cinematografici di grandi libri lasciano sempre con l'amaro in bocca, però oggi vi scrivo per consigliarvi la "versione" cartacea di questa storia...La Versione di Barney.

Mi trovavo, circa 5/6 anni fa, in un autogrill non ben definito di un'altrettanta non ben definita autostrada italiana, quando dirigendomi verso l'uscita mi soffermai sul solito cassone dei libri in offerta, e rimasi subito colpito da quel bel faccione triste che si stagliava su una copertina rosso pastello. E così lo presi come compagno di viaggio, un gran bel viaggio...

Il testo racconta della vita dell'ebreo canadese Barney Panofsky.
Mordecai ha sempre smentito che fosse un'autobiografia, ma molti particolari sono riconducibili alla sua vita.

Per riassumerla in breve...
Barney è un grande produttore televisivo, ricco, cinico ed amante delle belle donne.
Raggiunti i 60 anni decide di scrivere un'autobiografia, per dare una sua versione dei fatti che portarono alla morte del suo amico Bernard "Boogie" Moscovitch, del quale venne accusato d'omicidio dallo scrittore Terry McIver, conosciuto ai tempi del suo soggiorno a Parigi, insieme a Boogie.

Il resto della storia preferisco lasciarlo alla vostra curiosa lettura, oppure per gli scansafatiche esiste Wikipedia "the Savior".

Ciò che desta il maggior interesse è il modo in cui avvengono le stesure delle memorie di Barney.
Ricordi che diventano sempre più confusi, presente che si intreccia con il passato di un vecchio acciaccato ed alcolista di prim'ordine.
I rapporti conflittuali con i suoi figli che si miscelano con reminescenze del suo passato e subito dopo si alternano a digressioni sulle donne della sua vita.
Le sue memorie vennero pubblicate postume con l'aggiunta di note da parte di uno dei figli (Michael), il quale spiega il motivo di così tanta confusione nei pensieri del padre: morbo di Alzheimer.
Il finale riserva una sorpresa che permette al lettore d'andare in pace...giustizia è fatta!

Premetto che dopo le prime 40 pagine cosiddette "di prova" fui tentato d'alzare bandiera bianca , ma devo dire che il persistere ha dato i suoi frutti...provare per credere.

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